Il dragon boat è una disciplina sportiva praticata in tutto il mondo sia da uomini sia da donne, ma è solo dal 1996, grazie al progetto ABREAST IN A BOAT, che si inizia a parlare dell’importanza degli effetti positivi per le pazienti operate di tumore al seno, oltre che per il recupero fisico anche per il benessere a livello psicologico. Ormai le “donne in rosa” sono una specifica categoria riconosciuta dalle federazioni internazionali. Con il termine DRAGON BOAT si indica una canoa a 20 posti; il cui nome deriva dalla caratteristica testa di drago posta sulla prua dell’imbarcazione e dalla coda posta a poppa; misura circa 13 metri di lunghezza con un peso che, per i modelli in materiale composito, si aggira sui 250 kg. I rematori sono 20 più un timoniere, che mantiene la rotta con un timone lungo 3 metri e un tamburino che dà il ritmo di pagaiata agli atleti. Si pagaia seduti su assi di legno con una pagaia monopala. La pagaia è solitamente in fibra di carbonio o in legno e decorata con disegni che ricordano l’origine cinese. La leggenda narra che le origini di questa disciplina sportiva risalgono al 277 a.C., quando il poeta cinese Ch’u Yuan si gettò nel fiume Mi-Lo per protestare contro le vessazioni cui veniva sottoposto il suo popolo dal governo di allora. I pescatori, saputa la notizia, si lanciarono con le loro barche alla ricerca del corpo di Ch’u Yuan sbattendo con forza le acque del fiume in piena con i remi per allontanare i pesci. Nella simbologia cinese il fiume in piena è rappresentato dal drago.